L’evoluzione delle macchine per fare il vino
La vinificazione è un’arte che si è trasformata nel tempo, passando da antichi metodi manuali a sofisticate tecnologie moderne. Ogni fase di questo processo ha subito profonde innovazioni, senza però perdere il legame con la tradizione.
🍇 Dalla pigiatura manuale alle macchine enologiche
Per secoli, la pigiatura dell’uva era un rito artigianale, eseguito con i piedi in grandi vasche di pietra. Un metodo lento e faticoso, che richiedeva molta manodopera. Poi, nell’Ottocento, arrivarono le pigiatrici meccaniche, capaci di accelerare il processo grazie a rulli contrapposti che schiacciavano i grappoli.
Con il tempo, il legno lasciò spazio al ferro e alla ghisa, materiali più resistenti e igienici. Ma la vera rivoluzione arrivò con le pigia-diraspatrici, macchine progettate per separare i raspi dall’uva, migliorando la qualità del mosto. Questi strumenti, inizialmente manuali, sono oggi completamente motorizzati.

🍷 Il torchio: dalla fatica manuale alla tecnologia idraulica
Dopo la pigiatura, le vinacce vengono pressate per estrarre il succo residuo. Il torchio, strumento utilizzato da secoli, mantiene la sua struttura di base: un bacino di raccolta del mosto, una gabbia cilindrica e un meccanismo di pressione.
Nel tempo, il sistema di pressatura è stato perfezionato: dai bracci a stella, che richiedevano grande sforzo fisico, si è passati alle viti continue, più efficienti. Nel Novecento, l’introduzione del torchio idraulico ha reso possibile la lavorazione su larga scala, facilitando il lavoro anche nelle grandi aziende vinicole.




🍾 Le macchine d’epoca: patrimonio e testimonianza di un’arte antica
Oggi i torchi e le pigiatrici del passato non sono solo strumenti dimenticati: molte aziende agricole e cantine li restaurano e li espongono con orgoglio, trasformandoli in veri e propri simboli di esperienza e tradizione.